21/11/16

Denis Villeneuve, ARRIVAL



[Was it an alien structure? (Dublin  2015). Foto Rb]


USA 2016. Tratto dal racconto “Story of your Life” di Ted Chang. Sceneggiatura du Eric Heisserer. Musica di Jóhann Jóhannsson. Con Amy Adams, Tzi Ma, Jeremy Renner, Michael Stuhlbarg, Forest Whitaker


È opportuno partire dal racconto di Chang [1], in cui l’arrivo di navi spaziali extraterrestri conduce al tentativo di comunicazione da parte di esperti terrestri: una studiosa di linguistica e uno studioso di fisica. La linguista, Louise, riesce a instaurare un rapporto con gli alieni, denominati eptapodi, decifrando la loro lingua scritta, diversa da quella parlata e fondata su “semagrammi”, o simboli visivi, complessi. Una volta capito il sistema simultaneo del linguaggio degli eptapodi sulla base anche del principio di Fermat, uno dei cui aspetti è la corsa della luce da un punto a un altro per la strada più rapida, si delinea l’aspetto temporale di questa lingua, teso verso il futuro, e tale da riflettere una concezione teleologica del mondo. Chi si impadronisce del linguaggio degli eptapodi è in grado di vedere il futuro: il libero arbitrio consiste nello scegliere coscientemente di seguire il cammino prefissato. Il racconto alterna il presente di un diario tenuto da Louise, in cui descrive alla figlia non ancora nata quanto accadrà nella sua vita, e il passato in cui racconta il contatto con gli esseri dello spazio, per dare un’impressione comprensibile del fatto che imparando il linguaggio degli eptapodi, la sua mentalità si è modificata, padroneggiando il tempo in sincronia dal passato al presente al futuro. Gli extraterrestri se ne vanno d’improvviso dopo avere spiegato che hanno lasciato agli esseri umani un dono che, non chiarito dal narratore, si può immaginare sia appunto il loro linguaggio e la prescienza. È un racconto intelligente, ben scritto, ben argomentato filosoficamente.

La resa cinematografica è anch’essa di buona qualità. Soprattutto ci hanno colpito le trasfigurazioni visive delle astronavi, che sono un chiaro omaggio ai parallelepipedi di 2001: Odissea nello spazio, con un tocco magrittiano nella forma ovale e sospesa da terreno

Forse con efficacia maggiore che nel racconto, mantenendo la forma a piovra e a sette tentacoli degli eptapodi, se ne lascia la materialità completa in sottordine, sorvolando sul numero di occhi e altri particolari. Li vediamo sempre dentro una specie di nebbia.

Il film sviluppa il racconto in direzione politica. Nella pellicola, gli alieni arrivano su vari paesi del Pianeta Terra. C’è un contrasto di intenzioni tra gli scienziati e i militari. All’inizio sembra che gli statunitensi facciano la parte dei “buoni”, evitando azioni ostili, e i cinesi la parte dei “cattivi” cercando di sopprimerli. Tuttavia l’eroina, seguendo un’intuizione trasmessa dagli eptapodi man mano che si impadronisce del loro linguaggio e della loro Weltanschauung, riesce a comunicare in una sacca spaziotemporale insolita col generale cinese, dal che consegue una collaborazione dei paesi della Terra e una loro unificazione, come avevano previsto e voluto gli alieni, questo nel film il loro dono all’umanità, che in cambio, comunicano a Louise prima di partire, li aiuterà tra tremila anni.

Film piuttosto notevole, a parte qualche ingenuità attualizzante qua e là.


NOTA

[1] In Stories of Your Life and Others, Londra, Picador, 2015.



[Roberto Bertoni]