01/02/18

Henry King, LOVE IS A MANY-SPLENDORED THING


[Passage of the Past (Hong Kong 2017). Foto Rb]

Henry King, Love is a Many-Splendored Thing. USA 1955. Con Jennifer Jones e William Holden. Musica di Alfred Newman; parole della canzone-sigla di Sammy Fain e Paul Francis Webster

È uno dei film classici di Hollywood su Hong Kong, assieme a The World of Suzie Wong. L’interprete maschile in entrambi i film è William Holden, mentre l’interprete femminile in Suzie Wong, Nancy Kwan, è per parte di padre di Hong Kong, ma in Love is a Many-Splendored Thing, sebbene interpreti la parte di uneurasiatica, è un’attrice americana, Jennifer Jones. Questo per dire che, sul piano etnico, c’è approssimazione nella credibilità realistica dei personaggi. La città di Hong Kong invece, viene restituita da King con una certa fedeltà fotografica. 

Love is a Many-Splendored Thing è una storia sentimentale (con la canzone divenuta una pietra miliare della musica leggera d’impostazione romantica); e penso che vada presa per quello che è, una storia d’amore tra una donna-medico vedova di un generale nazionalista cinese, che faticosamente si è guadagnata stima e una posizione in ospedale a Hong Kong, e un giornalista statunitense che, infine inviato alla guerra di Corea, ivi perisce in un bombardamento. La vita di lei risulta distrutta, sia perché ha seguito la tendenza sentimentale verso quest’uomo ancora sposato cui la moglie non concede il divorzio, esponendosi al pettegolezzo, sia perché, in ragione di tale scelta, perde anche il posto di lavoro, oltre all’amato. 

Da un punto di vista emancipatorio, il film è piuttosto aperto, prendendo le difese della professionalità femminile e della difficoltà, negli anni Cinquanta, di risolvere le questioni familiari con semplicità. 

Sul piano della rappresentazione della cultura asiatica, c’è una certa quantità di stereotipi, ma alla fin fine nemmeno esagerata, in quanto, anche in questo caso, il punto di vista del regista è di simpatia e favorevole alla mutua comprensione tra culture diverse.

È certo, tuttavia, che si tratta di una semplificazione notevole del romanzo in ampia parte autobiografico di Han Suyin, che nel film è il nome della protagonista, mentre nella vita reale è lo pseudonimo di Rosalie Matilda Kuanghu Chou, o, col nome inglese proveniente dal secondo matrimonio, Elisabeth Comber. Il titolo del romanzo non cita la parola “love”, è A Many-Splendoured Thing, e già di qui si comprende il più ampio respiro del testo, senza contare che questo titolo è un riferimento letterario, tratto da una poesia di Francis Thomson, “The Kingdom of God”: “’Tis ye, ’tis your estranged faces, / That miss the many-splendored thing”, del resto citata anche in un dialogo del film, ma il contesto religioso e l’idea di alienazione si perdono nella pellicola, non nel romanzo. Il romanzo, inoltre, ha uno sguardo più attento e partecipato sulle vicende storico-politiche.
  
Nondimeno, pur nell’intento commerciale di Hollywood, e nell’anticomunismo pronunciato del film, resta un prodotto di riferimento nel tentativo misto di esotizzazione e al contempo interculturalità della rappresentazione cinematografica americana della città che tanta nostalgia spesso desta negli occidentali.


[Roberto Bertoni]