07/10/17

Fernando Benítez, LOS INDIOS DE MÉXICO


1972. Vol. IV, Libro I: El libro de la infamia; Libro 2: Ki, la historia de una planta. Città del Messico, Ediciones Era, 1985

Il volume intreccia vari elementi: la presenza delle tradizioni degli indios Otomí e Maya nel Messico degli anni Settanta; l’uso delle agavi maguey ed henequen; la criminalità mafiosa e l’oppressione politica.

L’inchiesta di Benítez tra gli otomí si svolse nella regione circostante Città del Messico. Ha risvolti geografici con uno sfondo mitico determinato dalla importanza dei vulcani e delle acque sotterranee, ma al contempo rivela il deterioramento ambientale, già da allora, dovuto al sistema fognario carente, e la sopravvivenza stentata e di povertà degli indios, dando conto anche delle loro ribellioni, dei movimenti da essi organizzati e della repressione dei potentati locali con uccisioni impunite. La cultura otomí viene espressa da testimonianze e interviste che mettono in luce tanto la cultura materiale, soprattutto l’utilizzo del maguey per ricavarne la bevanda alcolica denominata pulque, e il mondo simbolico che attinge al patrimonio originario del Messico e alla tradizione cristiana.

L’inchiesta tra i Maya si svolge nello Yucatan e ha un aspetto cronachistico di individuazione della decadenza di questo popolo sottomesso nei tempi antichi, poi dagli spagnoli, infine dai proprietari terrieri; e un aspetto storico che ripercorre il periodo aureo della coltivazione del pelequen per trarne cordami e altri prodotti derivati da fibre vegetali, poi soppiantati dalle fibre sintetiche.

Uno stile ora fattuale, ora emotivo percorre questi resoconti vissuti col sentimento di un tempo perduto come pure di un patrimonio culturale che modificandosi si riassesta nella compagine della modernità messicana.


[Roberto Bertoni]