27/09/16

Marina Pizzi, DIVE ELEMOSINE - 2015 (Strofe 42-46)

42.




Patrizia nuvola che sconfiggi il sole
Intridi questo vuoto
Dài l’assenso.
Immensa scaturigine vederti
Innamorato d’àncora
Paese senza smog per le crisalidi
Crescenti alle farfalle che verranno.
Emulo amico non starmi a sentire
Io piango il muro che mi costò la vita
La costola di stato che sanguina per sempre.
Rito perfetto il colmo della voce
Quando mi abbracci per ridarmi vita
E tonico silenzio finalmente.


43.

Lettere di congedo ormai l’addio
Il silenzio che conforme al gelo
Genuflette finche il credo addendo.
Domani nuoterò in bocca al drago
Nessun Ulisse ci sarà per argine
Nel  giro del rantolo corsaro.
Stanno accomodando il mio cadavere
In una versione di macello
Comunque senza sì se verso il cielo.
Muta la rondine mi amava
E mi cantava indagine di gioia
Dalla veranda estiva in cui il fato
Già origliava il tradimento prossimo.
Saluto il micio del condominio
Che al tramonto tormentava vuota la ciotola.


44.

Itinerari di negazione l’arcobaleno in tasca
Scarruffo radar non capirci niente
Né di ieri è di ricordo la faccenda.
Fu domenica il gatto sinuoso
Questo scompiglio panico di esistere
Balena senza spruzzo mare morto.
Col torto di passare ancora viva
La danza viva le tombe abbandonate
Alla nazione orfana la terra.


45.

Sotto la fede di minacciare schianto
Si appanna l’ecumene della resistenza
Il buon bivacco di fingersi giovani
Valenti al monumento da guardare.
Questo parlare inutile gigante
Rompe la nenia di chi vuol morire
Canto di redenzione finalmente il coro.
Ogni dì accoro elemosina di fine
E i leoni nelle gabbie piangono
Famelici orizzonti un dì la corsa.
Funerale comunale voglio da adesso
Nel ruzzolare muto di catastrofe
Le strofe alienate senza poesia.
Il mare fa scommesse per bucare
La zattera
La terraferma del silenzio in bozzolo.
Credi con me la mansueta stanza
Morte accolta sinuoso evento.


46.

Occorre tuttavia stare di soppiatto
Visto che l’edera si fa velenosa
E la lantana perde colori.
Ho intatte le camicie da notte
di mia madre. Qui alla rotaia passa
il disprezzo di smantellare l’altare e la tana
di restare nudi più di nascite inferte.
Il muro rantola l’accaduto
E nessuno l’intende.
Quasi fossi sbronza chiudo le tende
Per dignità. Il rispetto del sale
Non soddisfa i rantoli.
L’acredine dimentica le gioie sospette
Con viottoli del baro. Di te conosco
Le aureole bonarie quando
Mi fondevi il petto per commozione
Immensa salute allora lo sgretolarsi
Del lutto tutto affaccendato culto.
L’arrivo del sì fa dispetti
Ferali. L’aria si annienta
Nel rantolo re.


Altre strofe di Dive elemosine sono uscite su numeri precedenti di Carte allineate.