25/08/16

Attilio Brilli, IL VIAGGIO IN ORIENTE


Bologna, Il Mulino, 2009


Il volume percorre alcuni itinerari della letteratura di viaggio, soprattutto ottocentesca, che ha per tema il Medio Oriente, inteso come “un universo sconosciuto e denso di mistero che, da un lato si presenta sensuale, eccitante, foriero di lusinghe e di gratificazioni, ma dall’altro infido, ostile, efferato, crudele” (p. 10). Il viaggio in queste zone del mondo è legato al sogno e “si qualifica come esonero dalla quotidianità”: un “Oriente immaginario” (p. 12) interpretato con le ideologie dell’Orientalismo sulla scorta di Said e con l’analisi testuale di scritti di parecchi intellettuali tra i quali Cahateubriand, Nerval, Byron.

Tra i “temi dell’orientalismo” (p. 111), esaminati nel terzo capitolo, compaiono dispotismo, cliché quali la donna velata, l’odalisca, il beduino, tutte allegorie di un esotismo più o meno pronunciato a seconda degli autori.

Lo sguardo occidentale sottopone gli orientali a un “processo di arcaicizzazione”, presentandoli come “esemplari incorrotti di […] un tempo sottratto al fluire del tempo” (p. 154), il che “rappresenta il punto divista esclusivo degli occidentali, ai quali permette di apparire moderni e di proporsi come esponenti di un’età progressiva, padrona del tempo e della storia” (p. 155).


[Roberto Bertoni]