03/06/16

Marguerite Yourcenar, DUE NOVELLE ORIENTALI



[Giappone a Kildare (2015). Foto Rb]


Da Nouvelles orientales di Marguerite Yourcenar, prima edizione francese 1938; ristampa con revisioni 1975. Trad. italiana di Maria Luisa Spaziani 1983, ora in Marguerite Yourcenar, Opere, Milano, Bompiani, 1986, pp. 1207-1288


Le due novelle di Yourcenar che ci interessano in quest’occasione sono quelle derivate da opere dell’Asia orientale: “Come Wang-Fô fu salvato” (pp. 1209-1220) e “L’ultimo amore del Principe Genji” (pp. 1239-1248).

Nella prima, il pittore Wang-Fô, è arrestato e portato in presenza dell’Imperatore, che ha deciso di accecarlo per punirne la perfezione estetica che gli ha fatto perdere, al guardare a lungo i suoi quadri, il senso della realtà imperfetta. Wang-Fô si salva col discepolo Ling, entrando nel quadro acquatico che ha dipinto e rifugiandosi dietro una roccia prima che il dipinto ritorni tale e impedisca a chicchessia l’accesso. Probabilmente derivato dalla leggenda di Wu Daozi, che dipinse una caverna così perfetta da ingannare l’Imperatore Xuanzong che entrò nel dipinto mentre questo scompariva, e da motivi alchemici taoisti, è una rielaborazione occidentale egualitaria dell'Oriente, in quanto tiene conto, con ammirazione per la cultura orientale, di principi autoctoni e costruisce una storia che non opera violenza egemonica sulla fonte. Al contempo, l’importazione occidentale si connota di tratti specifici sul metalinguaggio, l’arte che imita la natura, e, rispetto ad altri particolari del racconto, sulla dedizione assoluta dell’artista al proprio lavoro, al punto di perdersi nell’opera, prediligere persino l’estetica del sangue alla condanna etica, far perdere il senso della realtà e della vita vissuta all’allievo, la cui moglie, trascurata in nome dell’arte, s’impicca per infelicità. L’arte salva Wang-Fô e Ling, ma perde la moglie di Ling.

La seconda novella sopra citata scaturisce dalla lettura del romanzo giapponese dell’undicesimo secolo, Genji Monogatari, di Murasaki Shikibu, che narra la vita sentimentale del principe protagonista, medita sulla raffinatezza, sul lusso, sull’amore e sull’erotismo, come pure sull’impermanenza e la transitorietà della bellezza e della gioventù. Sono questi ultimi elementi che interessano di più, si direbbe, a Yourcenar, la quale del romanzo giapponese era un’ammiratrice. Nella diversa continuazione del romanzo di Genji, rappresentata dalla novella orientale di Yourcenar, il principe anziano, avendo compreso di aver raggiunto l’età in cui i giochi della vita sono fatti da attori più giovani, si ritira dal mondo, vivendo in eremitaggio nella natura, afflitto anche dalla progressiva cecità. Una concubina del passato lo segue, profittando della sua cecità per ingannarlo e stargli vicino fingendosi una donna del posto, lo accudisce fino alla morte. Le ultime parole di Genji sono i nomi di tutte le sue amanti: tutte meno la concubina fedele che ha dimenticato. Anche in questo caso l’orientalismo è di appropriazione, al punto di costruire una variante possibile del testo originario. E anche questa volta, la trasposizione occidentale vede soccombere la donna, aggiungendo dunque un elemento di denuncia.

Tutte le storie di Yourcenar sono dense storicamente, raffinate letterariamente e profonde per le riflessioni che svolgono, mentre avvicinano il mondo antico, occidentale e orientale, al lettore moderno; per noi restano ancora valide e senz’altro tra i classici da tenere vivi.


[Roberto Bertoni]