13/03/16

Mario Soldati, LO SMERALDO


Milano, Mondadori, 1974


Durante un soggiorno a New York, il narratore dello Smeraldo fa conoscenza con un misterioso personaggio, Count Cagliani, il quale pare possedere doti profetiche e di litomanzia: è cioè in grado di usare la magia delle pietre preziose per situare avvenimenti futuri nello spazio anche lontano e di prevedere, loro tramite, fenomeni naturali come i terremoti [1]. Bendando il narratore, e facendogli scorrere liberamente la mano su una carta geografica, quando questa si ferma sul villaggio francese di Saorge, poco oltre il confine italiano nelle Alpi Marittime, Cagliani rivela che è lì che si trova lo smeraldo che dà il titolo al libro e che, una volta posseduto dal padre del narratore, era stato venduto dopo la sua morte dalla vedova, ora deceduta anche lei. Tramite la pietra, assicura Cagliani, egli e il narratore resteranno in contatto a distanza e prima o poi il narratore avrà una “comunicazione spiritica”, una “comunicazione profetica” (p. 53).

Ciò si verifica nella seconda parte del libro, che corrisponde, a Saorge, dove il narratore si è effettivamente recato, a un lungo sogno: “Sognai. Come cominciano i sogni? Non ci ricordiamo mai come cominciano. Ci ricordiamo solo di qualche cosa che era già incominciato” (p. 72). Da questo sogno siamo catapultati nel futuro dalle vicende del “celebre pittore” (p. 90) André Tellarini, il quale vive, “poverissimo” (p. 79), in un anno indeterminato del futuro, in un mondo diviso, dopo una guerra nucleare (la “Terza Guerra Mondiale, p. 208), in due settori.

La zona settentrionale, comprendente l’Occidente, la Russia e la Cina, in cui si trova il paese ligure di Tellaro (in provincia di La Spezia), dove abita Tellarini, è immersa in una luce denominata “nightday” (p. 75), grigia, uniforme; ed è dominata da un sistema politico autoritario (“una dittatura [...] internazionale”, p. 91), creato da un’alleanza tra le superpotenze occidentali e la Russia, la SUSAEA (Stati Uniti Socialisti di America Europa Asia) (p. 158). La famiglia è stata abolita, l’omosessualità legalizzata. 

Due Papi si contendono il primato del governo della Chiesa: il Patriarca di Malta a Sud e il Patriarca di Aquileia a Nord (p. 83).

La regione meridionale, separata da quella settentrionale da una “Linea” (p. 154), è controllata da una coalizione di paesi emarginati (Confederazione del Sud) e vi si è ricostruita, nonostante forme dispotiche di dominio politico, una vita problematica, ma più rilassata e solare.

Attraversando la Linea, la zona franca tra i due settori, col compito di portare uno smeraldo all’amata Mariolina, Tellarini incontra una tribù di zingari, il figlio, altri personaggi e in seguito, nella zona Sud, Sheik l’Ouna, un ambiguo politicante che lo caccia nei pasticci. Incontra Mariolina, che pare corrispondere ad una ex-amante di tanti anni prima, a Napoli in un ambiente arabeggiante, mutata nella nuova identità di “favorita” del Governatore Sabàh Shoueiri (p. 303). Le consegna lo smeraldo, sperando di ottenere in cambio di una somma di denaro ricavata dalla vendita, dato che è illegale tenerlo. Però lo smeraldo, come rileva un incettatore, non ha alcun valore perché è “falso”, è una “sintesi” (p. 321). Può tuttavia vendere il fermaglio e la montatura, la cifra gli consentirebbe di compensare il passeur Carmelo e vivere per un anno a Napoli con suo figlio, che deve riscattare da chi lo tiene in ostaggio nelle Linea. Lo smeraldo gli viene richiesto dall’avida Mariolina come prova d’amore. Si succedono varie avventure. Per maggiore opportunità politica, viene ricondotto indietro. La narrazione si interrompe.

Nella terza e ultima parte, il narratore si risveglia nella propria stanza d’albergo di Saorge, alla porta della quale sta insistentemente bussando sua moglie. Il risveglio alla fine dell’avventura potrebbe essere il risveglio dal sonno o dalla comunicazione spiritica; o potrebbe essersi trattato di una transe creativa, come induce a supporre la moglie (rivelandogli che non ha dormito, ma ha scritto, pensando di sognare, un libro) e come si era potuto intuire da certi cenni nel corso della vicenda (per esempio “stavo inventando con la precisa volontà di inventare ciò che sognavo”, p. 75).

Alcuni fatti restano dunque inspiegati, suscitando nel lettore dubbi e perplessità, com’è proprio del tipo di fantastico definito “fantastico puro” da Todorov [2]. Su questo prevale nello Smeraldo il tipo che Todorov chiama “meraviglioso spiegato”, cioè una tecnica di suspense attenuata da spiegazioni razionali che fanno rientrare il fantastico nella sfera del vissuto: di un’esperienza fuori dell’ordinario, ma in qualche modo riconoscibile.

A giustificazione dell’esperienza fuori dell’ordinario si citano in parte argomenti magici camuffati da presupposti pseudo-scientifici, o meglio da razionalizzazioni dell’irrazionale. Le “coincidenze”, dice Cagliani, “sono normali e direi addirittura frequenti, anzi fatali. I nomi delle persone hanno una vita e come una forza propria. Se alcune persone furono un tempo legate da amicizia, e poi si sono perse di vista vivendo lontano l’una dall’altra, i loro nomi continuano a cercarsi, si attirano, si ritrovano” (p. 32).

Secondo Cagliani, “la realtà che resiste al tempo più di qualunque altra realtà” è quella delle pietre, perché esse “non cambiano o cambiano soltanto con estrema lentezza” (p. 37); e le pietre sono in grado di trasmettere esperienze eccezionali a chi ne conosce le proprietà recondite. Queste allusioni alla litomanzia delineano una situazione tollerabile, ammissibile benché non da tutti condivisibile.

Il narratore della prima parte ammette, comunque, di diffidare dei maghi, autenticando paradossalmente, proprio con questo dubbio, la veridicità dell’accaduto: “Ho sempre avuto una certa repugnanza per maghi, indovini, astrologhi, chiromanti, tutti quanti” (p. 35). Come dire: questo è successo veramente, credetemi, dato che nelle magie non ci credo.

Al contrario, nella terza parte, insinuando di avere sognato, il narratore giustifica l’eccezionalità della vicenda come non veridica, perché in un sogno può accadere di tutto; interponendosi al narratore, l’autore si premura di rassicurare il lettore che gli eventi narrati non sono così straordinari come parrebbe a prima vista: “contraddizioni”, afferma, “sono il sogno che sto sognando, contraddizioni senza contraddizioni, possibilità possibilissime” (p. 102).

La motivazione dell’onirico risiede in una ricerca interiore, come rivelano affermazioni quali: “Io, questo sogno, lo stavo sognando solo per toccare un frammento della mia meschina realtà, del mio piccolo io” (p. 149); un io dissociato in un personaggio esplicitamente fittizio (Tellarini) e uno implicitamente autobiografico (che si chiama Mario, come Soldati e usa la prima persona narrativa).

Si adempie un rituale iniziatico: alla fine del romanzo non c’è più l’individuo a caccia di avventure che abbiamo conosciuto all’inizio, bensì un uomo normale che decide di non dare troppo peso all’esperienza insolita che gli è capitata e commenta: “Nel mio sogno di scoperta non volevo andare oltre. Meglio fermarsi qui, mi dicevo. Meglio svegliarsi in tempo e ridormire, dopo, senza sogni, o coi blandi sogni che non si ricordano e che non val la pena ricordare” (p. 368). “Meglio svegliarsi in tempo” significa smettere di pensarci, adeguarsi, conformarsi alla realtà così com’è.

Nello Smeraldo si frammischiano riferimenti all’attualità ed elementi del repertorio tematico di vari generi letterari. Il racconto fantastico si struttura in base all’esperienza onirica, sui cui ascendenti culturali si vedano le citazioni in epigrafe, dal Convivio di Dante sulle “divinazioni de’ nostri sogni”, a Machado col sogno di Dio negato dal sogno del sogno (p. 7). Tali aspetti s’intrecciano a un tessuto ideativo fantascientifico, che è quello dell’anticipazione del futuro assetto della società. Lo smeraldo è un oggetto magico come nelle fiabe: ricevendolo da Cagliani, il protagonista balza in una dimensione diversa dal normale. Il viaggio di Tellarini segue le funzioni del racconto di quest con incontri simbolici di varie tappe della vita: nel figlio ritrova la paternità smarrita; in Mariolina l’amata perduta; in Sheik l’Ouna affronta l’avversario irriducibile.

La dimensione del tempo è legata all’ideologia esistenziale del narratore, dietro alla quale emerge la mentalità dell’autore Soldati, che così rivela uno degli scopi dei balzi temporali di questo romanzo: “Io penso al futuro e al passato sempre che il presente non mi assilli od esalti” (p. 63).


[Roberto Bertoni]




[1] Questo scritto è una rielaborazione, con aggiunte, di capoversi precedentemente inseriti in Roberto Bertoni, “Casi di ibridazione tra romanzo d’autore e fantascienza”, La Fusta, 1, 1990, pp. 83-95. Disponibile a Scritti vari sullafantascienza

[2] Tzvetan Todorov (I ed. francese 1970), Trad. italiana La letteratura fantastica, Milano, Garzanti, 1977.