11/11/15

Yeonmi Park, IN ORDER TO LIVE



Sottotitolo: A North Korean Girls Journey to Freedom. Penguin Random House 2015

Yeonmi Park, ventunenne nordcoreana, ha acquisito notorietà internazionale col racconto della propria biografia, prima in varie interviste televisive, quindi col libro.

La sua storia è senza dubbio drammatica. Cresciuta nell’atmosfera di sospetto e incomunicabilità del regime nordcoreano, pur provenendo da una famiglia rispettabile in un paese in cui lo status sociale è essenziale, inteso come rapporto di fedeltà nei confronti della direzione politica e di appartenenza allo strato sociale militare o comunque dei quadri del partito, ha perso tale privilegio in seguito agli eventi tragici della carestia e del desiderio di miglioramento del padre che, in parte per assicurare la sopravvivenza alla famiglia, in parte per scelta ideologica, dedicandosi al contrabbando di video e altri articoli proibiti, è stato arrestato e detenuto in un campo di rieducazione da cui è uscito piegato e malato, fino a morire di cancro quando era già emigrato in Cina.

Yeonmi e la madre sono riuscite a passare il confine della Corea del Nord prima di lui, riunificandosi in seguito. La fuga delle due donne è picaresca e tragica. I coadiutori sono infatti appartenenti a bande di criminalità organizzata che trafficano in esseri umani. In quel periodo, prima che la Cina ponesse dei limiti con la repressione poliziesca, vendevano le donne nordcoreane fuoruscite, o per prostituirle, o per farle sposare, ma in molti casi schiavizzare, in isolate fattorie cinesi. La madre di Yeonmi viene dapprima violentata da un mediatore davanti agli occhi della figlia tredicenne: la madre si sacrifica per evitare che sia la ragazzina la vittima. Una volta che la madre è stata venduta a un fattore, Yeonmi viene costretta, inizialmente con la forza, in seguito per legge di sopravvivenza, a divenire l’amante del passeur cinese. Trattata a quel punto con maggiore riguardo, deve tuttavia fare da interprete all’uomo partecipando alle vendite di altre donne, ma ottenendo in cambio di riscattare la madre e far curare il padre nelle fasi finali della malattia. Riesce infine, con la madre, a rifugiarsi presso una missione cristiana che le trasferisce in Mongolia, ivi percorrono un tratto del deserto del Gobi a piedi, arrivano infine a Ulan Bator, dove restano in un campo-profughi per qualche tempo, fino a quando ricevono un passaggio aereo per Seoul, entrando nella Corea del Sud, che li accoglie. È questo uno degli itinerari della fuga dei nordcoreani; l’altro è attraverso la Tailandia, da dove è passata la sorella di Yeonmi, riunendosi cinque anni dopo alla famiglia.

L’arrivo a Seoul è descritto di solito come liberatorio dai fuorusciti nordcoreani, ma da quel punto in poi, prima ancora di ottenere documenti validi di cittadinanza sudcoreana, iniziano problemi seri di ricostruzione psicologica e d’inserimento sociale, consistente sia negli interrogatori tesi a determinare che non siano spie, sia nelladeguamento alla società meridionale con lapprendimento di azioni quali aprire un conto in banca e compilare moduli oltre che rendersi conto dei meccanismi economici e degli aspetti vari della modernizzazione. Nel racconto di Park, è chiaro che l’istruzione nordcoreana non è adeguata nel mondo capitalista. Yeonmin riesce comunque a superare la maturità piuttosto rapidamente, infine a iscriversi a un corso universitario per entrare nella polizia. La differenza tra lei e i coetanei sudcoreani è abissale, richiede tempo per essere colmata, così come per la sorella, che tuttavia si diploma con ancor maggior rapidità, e per la madre, incorsa in una relazione amorosa violenta con un sudcoreano, da cui infine si emancipa, raggiungendo una maggiore tranquillità.

A volte i racconti di fuga nordcoreani risultano esagerati di proposito per ragioni di propaganda. Così, almeno, secondo alcuni osservatori. Autentici paiono logicamente quelli che ossificano gli eventi. Vari racconti piuttosto sobri si trovano, per esempio, in un blog di sostegno ai fuorusciti, Liberty in North Korea, ma anche in fonti meno coinvolte direttamente e con posizioni di centro-sinistra come il Guardian.

Nel caso di Yeonmi Park, la veridicità pare provata, oltre che dalla somiglianza con simili esperienza vissute da altri, dal fatto che si presenta con la propria identità reale ed è stata minacciata pubblicamente dal governo nordcoreano. Ancora lo scorso anno ha commosso e si è commossa in pubblico nel racconto della sua esperienza a Dublino, registrata su You Tube.


[Roberto Bertoni]