09/06/15

Theodor W. Adorno, STELLE SU MISURA

[Ufo? (Wexford 2015. Foto Rb]


Sottotitolo: L’astrologia nella letteratura contemporanea. Prima edizione in lingua tedesca: 1975. Torino, Einaudi, 1985


Questo scritto sulla superstizione sociale nella società di massa è sostanziato dalle convinzioni di Adorno sulla cultura popolare e da una posizione di psicoanalisi sociale che esamina l’irrazionale e la sua manifestazione concomitante di pseudorazionalità.

Se, da un lato, “la superstizione è in gran parte un residuo di pratiche magiche animistiche con le quali gli antichi cercavano di influenzare o di controllare il corso degli eventi” (p. 8), dall’altro lato esiste una “zona crepuscolare tra la ragione e le pulsioni inconsce” (p. 11), sollecitata dai mezzi di comunicazione di massa, nella fattispecie la rubrica di oroscopi del Los Angeles Times, tramite “l’autorità spiccatamente magica e irrazionale di chi scrive” (p. 14) e l’espressione di concetti, consigli, idee di stampo pragmatico, cioè fondati sulla “realizzabilità” e dall’“assenza quasi completa di qualsiasi riferimento alle grandi e solenni speculazioni sul destino dell’umanità in generale” (p. 25).

Ne consegue che l’oroscopo elimina, “in modo molto simile a quanto fa l’industria culturale, [...] la distinzione tra realtà e finzione: il suo contenuto è spesso irrealistico anche se suggerisce atteggiamenti fondati su una base totalmente irrazionale come il consiglio di non intraprendere viaggi in un giorno particolare” (p. 27).

Le asserzioni del curatore della rubrica dello Zodiaco devono essere credibili, né troppo precise, né palesemente false; e devono risultare personalizzate a chi le legge; da cui il tono vago, affinché quanto si legge non possa essere messo in dubbio.

L’oroscopo, per Adorno, ha una funzione di integrazione sociale: “rassicura che tutti i [...] problemi si risolveranno da soli; [...] fa capire [ai lettori ...] che sono proprio quelle stesse potenze da cui sono minacciati, la totalità anonima del processo sociale, che in qualche modo si prenderanno cura di loro” (p. 37). Ossia, “l’irrazionalità del destino che tutto stabilisce e delle stelle che offrono consigli è in realtà nient’altro che uno schermo della società che da un lato minaccia l’individuo e dall’altro gli fornisce il sostentamento” (p. 40).

Sebbene la maggior parte dei fruitori della rubrica del Los Angeles Times, presume Adorno, fossero lettrici, il curatore si rivolge al pubblico al maschile, incarnando nelle risposte la “figura del vicepresidente”, ovvero “persone che nella vita hanno un grande prestigio” e potere decisionale, anche se non primeggiano: si evita cioè di far sentire chi legge nella posizione di persone senza importanza.

Si rivela negli oroscopi esaminati da Adorno una “divisione bifasica” tra lavoro e piacere (p. 63), in cui “la priorità della razionalità sull’appagamento, o, in parole povere, dell’Io sull’Es, viene rigorosamente mantenuta”. L’ideologia dominante è che “il piacere stesso è ammissibile solo se serve in ultima analisi a qualche scopo ulteriore di successo o di autoaffermazione” (p. 64).

La rubrica astrologica propone soluzioni possibili alle “delusioni narcisistiche”, rassicurando chi legge sulla propria durezza e al contempo mitigandone “il senso di impotenza” (p. 93).

Tra le altre riflessioni di Adorno si notano: senso tradizionale e cooperativo della famiglia; gli amici come proiezione dell’individuo destinatario dei messaggi astrologici; la presenza, in parecchi degli oroscopi analizzati, di un misterioso personaggio amico benefico che aiuterà in contingenze sfavorevoli e reincarna la figura antica dell’indovino.

Preoccupazione dell’astrologo è di “presentare la sua come una scienza”, trasfigurando “un mondo di cose in un potere metafisico” e rivelando un “agnosticismo disordinato”, in cui “il culto di Dio è stato sostituito dal culto dei fatti” (p. 122).


[Roberto Bertoni]