29/03/15

Christopher Nolan, INTERSTELLAR



USA e UK, 2014. Consulenza scientifica di Kip Thorne. Con Michael Caine, Jessica Chastain, Anne Hathaway e Matthew McConaughey

Resta da vedere se, come si è notato [1], sia o meno il degno erede di 2001: A Space Odissey, il film di Kubrick che senza alcun dubbio appartiene alla fantascienza colta e si riversa nel canone dell’avanguardia oltre che della letterarietà fluida e realista, proponendosi inoltre come novità sul piano dell’immagine.

La critica ha inoltre molto puntato sull’autenticità scientifica. Alcuni video divulgativi con Kip Thorne, oltre che Nolan, sono stati prodotti al fine di spiegare la teoria della curvatura dello spazio sotto l’effetto della dimensione tempo (o quarta dimensione), nonché i warm holes (o scorciatoie che abbreviano i tempi di percorrenza dei viaggi spaziali, per lo meno in teoria) e i black hole e i loro effetti sulla gravità per via dell’enorme massa di energia che li caratterizza.

Si tratta peraltro di argomenti su cui si specula senza poter provare se sia attuabile la possibilità dei viaggi interstellari in tempi relativamente “brevi”, e quelli a ritroso nel tempo, che potrebbero conseguire dall’applicazione delle teorie di cui sopra. Del resto, se da un lato, per dirla alla Suvin, la fantascienza si prospetta con serietà quando sia in possesso del novum scientifico, è vero che la prima metà della parola implica la fantasia, l’elaborazione immaginifica dei presupposti scientifici, una campo in cui il possibile può farsi “reale” nella dinamica del testo, sia esso letterario o filmico.

Fatto sta che questo film si presenta come impegnato, dotato di umanità, perplesso sui destini generali, alla ricerca di soluzioni per la prosecuzione della specie, privo della paccottaglia della fantascienza più commerciale.

L’abbiamo visto volentieri. È un bel film.


[Roberto Bertoni]





[1] Cfr., per esempio, “Interstellar Review”, di Peter Bradshaw, sul Guardian del 5-11-2014.