21/09/14

Pan Anzi, THE PALACE





























 [Person, and some reflections (Milan 2014). Foto Rb]







Pan Anzi, The Palace. Cina 2013. Sceneggiatura di Yu Zheng. Con Chen Xiao, Zhao Liying, Zhou Dongyu.

In uno sceneggiato televisivo cinese, intitolato Palace, scritto anch’esso da Yu Zheng, in due serie, la prima del 2011 e la seconda del 2012, la protagonista viaggia nel tempo per ritrovarsi nel passato, prendere parte alle lotte dinastiche intestine, innamorarsi di uno dei principi e, per salvargli la vita, condurlo nel presente.

Nel film del 2013, non c’è viaggio nel tempo. La storia è quella di due Chenxiang e Liuli. Cooptate a corte nella prima adolescenza per servire l’entourage imperiale, vengono coinvolte in una storia d’amore. Innamorata Chenxiang di uno dei principi fin dal giorno in cui ne ha vista l’immagine riprodotta in un quadro, è però Liuli a riceverne le attenzioni per un inganno che la vede sostituirsi all’altra fingendo di essere stata lei, senza che egli avesse potuto vederla in viso, a convocare nel giardino della madre defunta le farfalle che le erano care.

La storia prosegue con una Liuli sempre più addentro le trame di palazzo e partecipe delle ipocrisie fino a sconfessare e perseguitare l’ex amica e ora rivale, ma trovando la morte proprio in conseguenza di questo suo agire. Invece Chenxiang resta fedele a se stessa, semplice e onesta, fino al sacrificio richiestole dal nuovo imperatore di farsi da parte, anche dopo la morte di Liuli affinché il principe sposi una donna di alto rango. In una serie di colpi di scena, tuttavia, lui riesce infine a individuarne l’identità e la storia ha un lieto fine.

Il film è una miscela, in parte fortunatamente minore, di effetti speciali che lasciano noi tifosi di un vecchio modo di far cinema un che perplessi anche perché sono evidenti l’artificiosità dei plastici che ricostruiscono in scala la Città Proibita e il kitsch delle scene eroiche vissute in sogno dalla protagonista. In parte maggiore, ci si trova di fronte a scene d’epoca ben congegnate, tanto nella spontaneità delle giovanissime, quanto nell’apprendimento del galateo di corte quando sono nella prima età adulta.

L’elemento romantico, coi suoi equivoci e risvolti emotivi, è in linea coi requisiti della cinematografia est-asiatica recente, ma anche con le storie della tradizione.

Il contesto politico è quello della lotta del potere, con la vittoria dei giusti, certo, ma anche un senso machiavellico della prassi in tutti tranne in coloro che rinunciano al potere per perseguire la felicità nel privato.

Risalta l’interpretazione di Zhou Dongyu, scoperta da Zhang Yimou per Under the Hawthorn Tree.



[Roberto Bertoni]