21/02/14

Mauro Corona, LA FINE DEL MONDO STORTO


Milano, Mondadori, 2010. Edizione per Kindle: e-book ISBN 9788852017230.

Si immagina in questo libro che il mondo intero sia privato in inverno, per esaurimento, di ogni fonte energetica: petrolio, elettricità e carbone.

La situazione è tragica man mano che si consumano tutti i materiali combustibili per riscaldarsi, dal legno alla carta, mentre anche le risorse alimentari scarseggiano.

Distopia? Apparentemente no, almeno nella prima parte del libro. Infatti, sotto la pressione della scarsità e dell’emergenza, gli esseri umani iniziano a soccorrersi vicendevolmente: barattando, scambiando prodotti utili, realizzando l’inconsistenza del denaro, dell’oro, dei preziosi.

Si sopravvive meglio sulle montagne per via delle foreste e della maggiore abitudine a modalità di vita non tecnologiche. Così pure nelle campagne. Poco per volta anche le città si convertono all’agricoltura.

In breve: “quell’inverno infame si porta nella gerla la fine del mondo. La fine del mondo storto. Un mondo pieno di roba superflua che, dai e dai, finisce per scoppiare”.

È come un castigo per le responsabilità umane nell’aver condotto a questa crisi.

Gli esseri umani sono costretti a riappropriarsi delle abilità manuali, ad agire con umiltà per sopravvivere, a rilanciare un modello di produzione integralmente agricolo, che la voce dell’autore, coincidente con quella del narratore, giudica migliore di quello attuale, esprimendo una nostalgia del rapporto incontaminato, rousseauiano, con la natura.

In questa società utopica, “le famose ‘P’ dell’epoca frenetica sono scomparse. Progettare, produrre, programmare, prevaricare, progredire, promuovere, primeggiare, prostituire, promettere, prelevare e milioni di altri verbi sono spariti”.

La semplicità e la solidarietà, però, si frantumano man mano che avanzano le belle stagioni e la paura della morte e del disastro si attenua. Ricompaiono le risse per la proprietà, l’accaparramento, l’avidità. Perciò, con una conclusione distopica:

“È già chiaro quel che succederà. Un po’ alla volta, tutto tornerà come prima, prima della morte bianca e nera. E sarà il principio di un’altra fine. Finché l’umo non sparirà dal pianeta, farà di tutto, e ce la metterà tutta, per farsi male e per star male. Poi si estinguerà. Ma sarà colpa sua. L’uomo sarà l’unico essere vivente ad autoestinguersi per imbecillità”.

Un libro che si commenta da sé, un monito ecologico ed etico. Un che ripetitivo, poteva essere scorciato. Restano l’impegno sociale e la carica di italiano standard colloquiale  utilizzata.

[Roberto Bertoni]