01/10/13

IL PRINCIPE 1513 – 2013

[“Dispose of false prophets... As old as their pages are, make those pages blank”. (Collezione privata). Foto Rb]


A parere di chi scrive queste note, cinquecento anni dopo non c’è nulla da festeggiare.

Vero: Il Principe rivelò storicamente la “realtà fattuale”, spiegò come un despota si mantiene in carica meglio essendo temuto che amato, o tramite la “simulazione e la dissimulazione”, o affidandosi a un’energia che calpesta i diritti e il destino, usando e manipolando il “popolo”. Quindi, se situiamo nella storia, Machiavelli previde lo Stato Assoluto emergente.

Tuttavia, se vogliamo ragionare in termini di eredità futura, francamente non si vede a chi possa essere stato utile Il Principe se non ad autarchi, dittatori, populisti autoritari e negatori della democrazia, per cinque secoli, a scapito degli sforzi di chi in tutto questo tempo ha cercato di dimostrare, arrampicandosi sugli specchi, che Machiavelli parlava in realtà “di che lacrime grondi e di che sangue” il governo; e c’è stato addirittura chi ha sostenuto che quel manualetto fosse destinato a comprendere il “buon governo”. Assurdità. Si trattava e si tratta di un “libro di testo” per vincere con la sopraffazione e basandosi su un’ideologia che maschera la realtà col ricatto del concetto di realismo politico.

Spiace, semmai, che intellettuali del calibro di un Gramsci si siano lasciati abbindolare, al punto di valutare positivamente Il Principe come fondatore di un personaggio carismatico che sarebbe stato, o avrebbe potuto essere, sostituito nel Novecento dal Partito Comunista. Dunque era legittimo ricorrere a sotterfugi, al realismo esasperato anche per ottenere qualcosa di positivo come una società uguale per tutti? Un modo traverso di arrivarci avrebbe negato anche l’obiettivo.

Noi siamo risolutamente contro Il Principe.

Noi vogliamo ristabilire due princìpi che Il Principe nega:

1) la natura umana è modificabile;

2) solo quando quello che chiamiamo utopia apparirà realizzabile, ci sarà un mutamento profondo della società.

In breve, noi rivalutiamo proprio l’idealismo che Machiavelli si proponeva di smascherare.

Chi si è attenuto a princìpi nobili senza derogare ha tutto il nostro rispetto, Gandhi per esempio.

Chi testimonia con la propria resistenza passiva e a prezzi personali elevati ha tutto il nostro rispetto, Aung San Suu Kyi per esempio.

Chi ritiene che sia meglio ritirarsi che lasciarsi coinvolgere dal fango, come ritengono per esempio i buddhisti, ha la nostra ammirazione.

Chi agisce a favore degli altri e rispetta il “popolo”, ovvero ogni singolo individuo e la comunità, rivalutando pienamente i concetti di umanità e di solidarietà, ha il nostro favore.

Siamo per un futuro basato sull’anti-Machiavelli.


[Roberto Bertoni]