19/09/12

Aldo Franzoni, TRASFORMARE LE EMOZIONI IN SAGGEZZA





[Statua buddhista (Cambogia 2006). Foto Rb]











Aldo Franzoni, TRASFORMARE LE EMOZIONI IN SAGGEZZA SECONDO IL BUDDHISMO TIBETANO (1998). Torino, Promolibri Magnanelli, 2001

Il libro illustra i procedimenti di modificazione delle negatività in emozioni positive contemporaneamente all'acquisizione di consapevolezza della realtà e conoscenza di sé, partendo dalla constatazione buddhista che ignoranza significa "il fatto di non conoscere la vera natura della realtà" (p. 9), fondata sull'impermanenza, le illusioni nate dall'avidità e l'attaccamento agli "oggetti dei sensi" come pure a "opinioni o concezioni" (p. 20), con produzione di "ottusità, torpore, confusione mentale, pigrizia e indolenza, depressione e introversione" (p. 12). Quanto alla depressione, "è uno stato mentale d'oppressione, ottusità o infelicità provocato da un modo di pensare errato che esagera gli aspetti negativi della nostra personalità in una situazione" (p. 13).

Essendo noi le vittime principali dei “difetti mentali” (p. 35), la soluzione è acquisirne coscienza pienamente e infine liberarsene, non tramite il volontarismo, la condanna moralistica o la rimozione, al contrario guardando con onestà in sé, confrontandosi con le negatività, osservandole senza identificarvisi e superandole con mutarle in positività. Attenzione e distacco sono dunque il punto di partenza della meditazione intesa a tali scopi.

Un esempio: “Se una persona mi insulta, anziché reagire in modo istintivo con un’altra offesa, dovrei essere consapevole non solo dell’insulto, ma di tutto ciò che avviene in me: sono presente a me stesso e sento la mia rabbia, ma non mi lascio coinvolgere né trascinare da essa. Rispondo a ciò che accade con un’attenzione non reattiva, cioè né discorsiva (imprecando contro chi mi ha offeso) né emotiva (condannando quell’azione), bensì silenziosa, ossia restando immobile mentalmente, senza la consueta proliferazione di giudizi negativi e la conseguente credenza cieca in essi. Questa consapevolezza ci trasmette calma e sicurezza, cosicché la nostra reazione all’altro sarà saggia e lucida, non annebbiata dall’ira” (p. 43).

La dimensione temporale precipua, in questi contesti emotivi, è il presente, la cui percezione combatte la sclerotizzazione su situazioni precedenti proposte dalla memoria e la proiezione su futuri eventuali che non necessariamente si materializzeranno: “Il presente è più importante di ciò che è stato, di quel che potrebbe essere o di quanto avverrà. Infatti, rispetto al presente, il passato e il futuro hanno un valore inferiore per due motivi: a) esistono solo nella nostra mente perché sono frutto di immaginazione […]; b) sono limitati perché […] adesso sono inesistenti” (p. 48).

L’accettazione e l’equanimità, fondate sulla compassione (che spinge a vedere il diritto anche altrui alla felicità), sostengono tale reattività pacifica.

I momenti sporadici di calma, che “si alternano al turbamento degli stati negativi della nostra mente” si possono estendere sempre di più fino a raggiungere la “pacificazione mentale” (p. 67).

La ragionevolezza svolge un ruolo importante, come “nell’estirpare il desiderio attraverso il riconoscimento delle sue conseguenze negative”, visto che quella che pare soddisfazione è un tossico produttivo di insoddisfazione (p. 83). Nell’odio si tratta di “odiare la collera e non l’individuo” (p. 103). Nel campo dell’amore “volere che gli altri siano felici” (p. 115). Occorre valutare vantaggi e svantaggi delle azioni e dei pensieri negativi: “si dovrebbe avere la forza di accettare con serenità le cose che non possono essere cambiate; avere il coraggio di cambiare le cose che possono e devono essere cambiate; e avere la saggezza per distinguere le une dalle altre” (p. 106).

Spiegato con chiarezza, questo breve e utile prontuario buddhista, che alle spalle ha le tecniche e pratiche della meditazione, sembrerebbe dunque proporre una soluzione alle angosce contemporanee determinate dalla prevalenza dell’individualismo e dello sradicamento alienato da se stessi, su cui tante volte siamo intervenuti recensendo libri anche di sociologia e psicologia.


[Roberto Bertoni]